Читать «Сибирское воспитание» онлайн - страница 7

Николай Лилин

Nella stanza intanto era entrato correndo un altro poliziotto, che si era rivolto al suo superiore:

— Compagno capitano, permettetemi di dichiarare!

— Dichiara, — ha risposto un uomo basso e tarchiato, con una voce che sembrava venire dall’aldilà. Teneva il fucile puntato sulla nuca di mio padre, che con un cinico sorriso continuava tranquillamente a sorbire il suo tè e a masticare con un rumore discreto le caramelle di noci fatte in casa da mia madre.

— Fuori è pieno di gente armata, hanno bloccato tutte le vie d’accesso alle macchine e hanno preso in ostaggio la pattuglia che sorvegliava i mezzi!

Nella stanza è calato il silenzio, un silenzio lungo e pesante. Si sentivano solo due rumori sordi: quello delle caramelle masticate da mio padre e il leggero fischio dei polmoni marci di zio Vitalij.

Ho guardato gli occhi di un poliziotto che stava vicino a me, attraverso i fori del cappuccio lo vedevo sudare e impallidire. Mi ha ricordato la faccia di un cadavere che avevo visto qualche mese prima, ripescato dai miei amici al fiume: aveva tutta la pelle bianca con le vene nere, e occhi che sembravano due fossi profondi e sporchi. Aveva anche un buco in fronte, qualcuno gli aveva sparato in testa. Beh, il poliziotto non aveva nessun buco, però credo che in quel momento noi due, io e lui, pensavamo proprio la stessa cosa: a come ci sarebbe stato sulla sua fronte un bel buco, e anche se devo dire che a me personalmente questo pensiero non faceva nessun effetto, il mio incappucciato vicino invece era visibilmente molto preoccupato.

All’improvviso la porta di casa si è aperta e, spostando di peso il poliziotto che aveva appena pronunciato il rapporto fatale, hanno fatto il loro ingresso l’uno dopo l’altro sei uomini armati, amici di mio padre e di mio nonno. Il primo era zio Trave, che era anche il Guardiano della nostra zona, gli altri erano i suoi aiutanti più stretti. Mio nonno, ignorando ormai completamente la presenza dei poliziotti, si è alzato ed è andato incontro a Trave.

— Cristo Santo e tutti i parenti benedetti! — ha detto Trave abbracciando mio nonno e stringendogli con affetto la mano.

— Nonno Boris, grazie al cielo nessuno si è fatto male!

— Ma tu guarda, Trave, che tempi! Non possiamo stare tranquilli nemmeno nelle nostre case!

Trave ha cominciato a parlare a mio nonno come se stesse facendo un riassunto dell’accaduto, e invece le sue parole erano destinate alle orecchie dei poliziotti:

— Ma non c’è da disperare, nonno Boris! Siamo tutti qui con te, come sempre nei momenti di felicità e di difficoltà… Lo sai, caro mio, senza il nostro permesso nessuno entra о esce da casa nostra, soprattutto se ha intenzioni disoneste…

Trave si è avvicinato al tavolo e uno a uno ha abbracciato tutti i criminali presenti. Mentre li abbracciava e li baciava sulle guance, li salutava con il tipico augurio siberiano: