Читать «Сибирское воспитание» онлайн - страница 9

Николай Лилин

— Guardate questi sbirri schifosi! Vengono a Fiume Basso per rubare le nostre mutande! — gridava qualcuno dalla folla, accompagnando i commenti con fischi e ingiurie.

— Ma a che gli servono? Si vede che i padroni del governo hanno smesso di dare l’osso ai loro cani! Sono rimasti pure senza mutande!

— E che male c’è, fratelli, a essere poveri e non potersi permettere neppure le mutande? Basta che vengono da noi con onestà e da uomini veri, con le facce scoperte, e noi regaleremo a ognuno un bel paio di mutande siberiane!

— Eccome se gliele regaliamo, solo devono avvisare un po’ prima, per darci il tempo di riempirgliele, ’ste mutande!

Così gridava la gente, una folla di persone che ridevano. Nonno Castagna aveva persino portato da casa una fisarmonica e aveva cominciato a suonare e cantare camminando dietro la macchina. Alcune donne si erano messe a ballare, lui urlava una vecchia canzone siberiana con tutta la sua forza, alzando la testa con il cappello a otto triangoli e chiudendo gli occhi come un cieco:

Parlami sorella Lena, parla anche tu, fratello Amur! Ho attraversato la mia terra da una parte all’altra, fermando i treni e facendo cantare il mio fucile, e solo la vecchia Taiga sa quanti sbirri ho ammazzato! E adesso che sono nei guai, Gesù Cristo aiutami, aiutami a stringere la mia pistola! E adesso che gli sbirri sono dappertutto, mamma Siberia, mamma Siberia, risparmiami la vita!

Anch’io correvo e cantavo, sistemandomi in continuazione la visiera del cappello a otto triangoli, che era troppo grande e mi cadeva sempre sugli occhi.

Il giorno dopo, però, la voglia di cantare mi è andata via del tutto, quando mio padre mi ha dato una ripassata seria con la sua mano pesante. Avevo violato tre regole sacre: avevo preso in mano un’arma senza il permesso di un adulto; l’avevo presa dall’angolo rosso, togliendo la croce che ci aveva posato sopra mio nonno (solo colui che posa la croce su un’arma può rimuoverla); e infine, avevo tentato di sparare in casa.

Dopo la ripassata di mio padre avevo il sedere e la schiena che bruciavano, e quindi, come sempre, sono andato a farmi consolare dal nonno. Mio nonno era serio, però il leggero sorriso che ogni tanto passava sulla sua faccia aveva un significato: i miei problemi, forse, non erano cosi gravi come potevano sembrare. Mi ha fatto un lungo discorso, il cui succo era che avevo fatto una cosa molto stupida. E quando io gli ho chiesto perché la pistola magica non aveva sparato ai poliziotti da sola, mi ha detto che la magia funziona solo quando la pistola viene usata per una cosa intelligente, e con il permesso degli adulti. A quel punto ho cominciato a sospettare che mio nonno mi raccontava le cose un po’ diverse dalla realtà, perché non mi piaceva l’idea della magia che funziona solamente con il permesso degli adulti…