Читать «Сибирское воспитание» онлайн - страница 6

Николай Лилин

Quella sera la persona più anziana nella stanza era mio nonno, quindi secondo le regole del comportamento criminale il diritto di comunicare era suo, gli altri dovevano stare zitti e se volevano dire qualcosa dovevano chiedere permesso a lui. Mio nonno era famoso per il suo talento nel risolvere le situazioni calde.

Dalla cucina nel frattempo era arrivata mia nonna, con uno strofinaccio colorato in mano. Dietro di lei mia mamma, agitatissima, continuava a guardare mio padre con un’aria triste, come se stesse per morire.

— Cara moglie mia, che Dio ti benedica, di’ a questo pezzo d’immondizia che in casa mia, finché io sono vivo, nessuno punta i ferri sulla mia faccia о su quella dei miei amici… Chiedigli cosa vogliono, e per amore di Cristo che mettano giù le sputafuoco, altrimenti qualcuno rimarrà bucato.

Mia nonna ha cominciato a ripetere al poliziotto le parole di mio nonno, e anche se quello annuiva col capo per far capire che aveva già sentito tutto, lei non si è fermata, per seguire fino in fondo la tradizione. Questa cosa sapeva tanto di finto, di recita, però si trattava di una recita che andava recitata, era una questione di dignità criminale.

— Mettetevi tutti con la faccia a terra, abbiamo un ordine di arresto per… — Il poliziotto non è riuscito a finire la frase, perché mio nonno con un sorriso largo e un po’ cattivo, cioè con il suo sorriso di sempre, lo ha interrotto, rivolgendo la parola a mia nonna:

— Per la passione del Nostro Signore Gesù Cristo, che è morto e risorto per noi peccatori! Svetlana, amore mio, chiedi a questo stupido sbirro se lei e le sue amiche sono venute per caso dal Giappone.

Mio nonno ha usato il modo con cui di solito i criminali umiliano i poliziotti: parlare di loro come di femmine. Tutti i criminali hanno fatto una risata. Intanto nonno continuava:

— Non mi sembrano giapponesi, quindi non hanno la stoffa dei kamikaze… Perché pensano di poter entrare nel cuore di Fiume Basso armati, in casa di un criminale onesto, mentre lui condivide momenti di felicità con altra buona gente?

Il discorso di mio nonno si stava trasformando in quella che i criminali chiamano «canzone», cioè in quell’estrema forma di comunicazione con i poliziotti che si verifica quando un criminale si mette a parlare come se stesse facendo un ragionamento da solo, tra sé e sé. Insomma, nonno esprimeva quello che aveva dentro, senza preoccuparsi di rispondere alle possibili domande о di stabilire qualsiasi contatto. Il che capita quando si vuole far credere ai poliziotti che quel lo che si sta dicendo è la sola verità, che non esistono scappatoie.

— Perché vedo gente disonesta con le facce coperte? Perché questa presenza oscura viene qui a disonorare la mia casa e la buona fede dei miei famigliari e dei miei ospiti? Qui, nella nostra terra di gente semplice e umile, di servitori del Nostro Signore e della Madre Chiesa ortodossa siberiana, perché vengono questi sputi di Satana, a ferire i cuori delle nostre amate donne e dei nostri cari bambini?