Читать «Сибирское воспитание» онлайн - страница 5

Николай Лилин

Nonno spesso mi chiamava e mi faceva sedere di fronte a lui, poi metteva sul tavolo una vecchia Tokarev, pistola bella e potente, che mi sembrava più affascinante di tutte le armi esistenti.

«Allora, la vedi questa? — mi diceva. - Non è una pistola normale, è magica. Se c’è uno sbirro vicino lei gli spara da sola, senza che tu prema il grilletto…»

Io credevo veramente nei poteri di quella pistola e una volta, quando sono arrivati i poliziotti a casa nostra per fare un blitz, ho combinato un casino.

Quel giorno mio padre era tornato da una lunga permanenza in Russia centrale, dove aveva svaligiato una serie di furgoni portavalori. Dopo una cena che aveva riunito tutta la famiglia e qualche amico stretto, gli uomini stavano seduti al tavolo, a parlare e discutere di vari affari e questioni criminali, mentre le donne erano in cucina a lavare i piatti, cantare canzoni siberiane e ridere insieme, ricordando qualche storia passata. Io ero vicino a mio nonno, sulla panca, con una tazza di tè caldo in mano, e ascoltavo quello che dicevano gli adulti. A differenza delle altre comunità, i siberiani rispettano i bambini e discutono davanti a loro di qualunque cosa, senza creare un’aria di mistero о di proibizione.

A un certo punto ho sentito le urla delle donne, e subito dopo tante voci nervose: in pochi secondi la casa si è riempita di uomini armati, con i volti coperti e i Kalasnikov puntati su di noi. Uno di loro si è avvicinato a mio nonno, gli ha premuto il fucile in faccia e ha gridato come un pazzo, con la voce evidentemente squilibrata:

— Dove stai guardando, vecchio bastardo? Ti ho detto di guardare il pavimento!

Io non ero per niente spaventato, non mi faceva paura nessuno di quegli uomini, il fatto di essere con la mia famiglia al completo mi faceva sentire più forte di qualsiasi altro essere vivente. Però i modi che quell’uomo aveva usato con mio nonno mi avevano fatto arrabbiare. Il tavolo intorno a cui eravamo seduti era circondato da poliziotti che tenevano le armi puntate su di noi. Dopo una corta pausa, mio nonno, senza guardare il poliziotto in faccia ma con la testa ben alzata, ha chiamato mia nonna:

— Svetlana! Svetlana! Vieni qui, tesoro, che devi passare qualche mia parola a questo pezzo d’immondizia!

Secondo le regole del comportamento criminale, i siberiani non possono comunicare con i poliziotti. E vietato rivolgergli la parola, rispondere alle loro domande о avere qualsiasi rapporto con loro. Il criminale deve comportarsi come se i poliziotti non ci fossero, e usare la mediazione di una donna di famiglia о vicina alla famiglia, purché di origine siberiana. Il criminale comunica alla donna nella lingua criminale quello che vuole dire al poliziotto, e lei ripete le sue parole in russo, anche se il poliziotto sente perfettamente tutto, perché è lf davanti. Dopo, quando il poliziotto risponde, la donna si gira e traduce tutto nella lingua criminale. Il criminale non deve guardare il poliziotto in faccia, e se lo cita nel suo discorso lo deve nominare con parole dispregiative come «immondizia», «cane», «coniglio», «infame», «bastardo», «aborto» eccetera.