Читать «Трактирщица / La locandiera. Итальянский шутя» онлайн - страница 4

Карло Гольдони

CAVALIERE: (Oh che furba!). (Da sé.) Ehi! Padrona, la biancheria che mi ha dato, non mi piace. (Con disprezzo.) Se non ne ha di meglio…

MIRANDOLINA: Signore, Gliene sarà di meglio. Sarà servita, ma mi pare che può chiederla con un po’ di gentilezza.

CAVALIERE: Dove spendo i miei soldi, non ho bisogno di fare complimenti.

CONTE: Lo scusi. Lui è nemico capitale delle donne. (A Mirandolina.)

CAVALIERE: Eh, che non ho bisogno d’essere da lei scusato.

MIRANDOLINA: Povere donne! che cosa le hanno fatto? Perchè è così crudele con noi, signor Cavaliere?

CAVALIERE: Basta così. Con me non si prende maggior confidenza. Mi cambi la biancheria. Manderò il servitore a prenderla. Amici, a presto. (Parte.)

Scena nona

MIRANDOLINA (sola): Uh. Quanti uomini arrivano a questa locanda, tutti di me si innamorano, tutti mi fanno i cascamorti; e tanti e tanti vogliono sposarmi addirittura. Se io sposo tutti quelli che mi vogliono, oh, avrò tanti mariti! Ма questo signor Cavaliere, rustico come un orso, mi tratta così male? Lui è il primo forestiere capitato alla mia locanda, che non ha conversato con me. Non dico che tutti in un salto devono innamorarsi: ma disprezzarmi così? è una cosa che mi arrabbia moltissimo. È nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella giusta. Ma la troverà. La troverà. E chissà: forse l’ha già trovata? Quei che mi corrono dietro, presto presto mi annoiano. La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne. A sposarmi non ci penso nemmeno; non ho bisogno di nessuno; vivo onestamente, e amo la mia libertà. Filo? con tutti, ma non m’innamoro mai di nessuno. Voglio ridere sopra tanti miei ammiratori; e voglio usar tutta l’arte per vincere e conquistare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi, donne, che siamo la miglior cosa prodotta al mondo dalla bella madre natura.

Scena decima

Fabrizio e detta.

FABRIZIO: Ehi, padrona.

MIRANDOLINA: Che cosa c’è?

FABRIZIO: Quel forestiere della camera di mezzo, grida della biancheria; dice che è ordinaria, e che non la vuole.

MIRANDOLINA: Lo so, lo so. L’ha detto anche a me, e lo voglio servire.

FABRIZIO: Benissimo. Dunque dammi la roba, gliela porto.

MIRANDOLINA: Vai, vai, gliela porterò io.

FABRIZIO: Vuoi portargliela tu?

MIRANDOLINA: Sì, io.

FABRIZIO: Vedo che ti piace molto questo forestiero.

MIRANDOLINA: Tutti mi piacciono. Fai le cose tue. Non fare attenzione.

FABRIZIO: (Ehi, che posso fare? Non posso far niente.) (Da sé.)

MIRANDOLINA: (Povero sciocco! Ha delle pretensioni. Voglio tenerlo in speranza, cosi mi serve con fedeltà). (Da sé.)

FABRIZIO: I foresteri, li ho sempre serviti io.

MIRANDOLINA: Tu con i forestieri sei un po’ troppo maleducato.

FABRIZIO: E Lei e un poco troppo gentile.

MIRANDOLINA: So quel che faccio, non ho bisogno di correttori.